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Quando si parla di solfiti nel vino, si affronta un argomento cruciale per capire davvero cosa beviamo. Questi composti, fondamentali nella vinificazione, influenzano la conservazione, il sapore e persino la nostra salute. Conoscerli meglio ci aiuta a fare scelte più consapevoli al momento dell’acquisto.

Solfiti nel vino: cosa sono e limiti nei vini

I solfiti sono un ingrediente tecnico essenziale nella produzione del vino, anche se spesso generano domande sulla loro sicurezza e sull’impatto sensoriale. Saper distinguere tra quantità naturali e solfiti aggiunti, conoscere i limiti legali e leggere correttamente l’etichetta permette di scegliere consapevolmente tra vini tradizionali, vini biologici e naturali.

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Come nascono i solfiti nel vino

Nei vini, i solfiti si formano naturalmente dall’anidride solforosa (SO₂ o SO₂) e dai suoi composti, indicati in etichetta come E220-E228. Durante la fermentazione, i lieviti producono spontaneamente piccole quantità di SO₂ – di solito qualche decina di milligrammi per litro. Questo significa che è praticamente impossibile trovare vini completamente privi di solfiti.

Anche i vini etichettati come “senza solfiti aggiunti” presentano tracce naturali di SO₂, purché inferiori a 10 mg/L al momento dell’imbottigliamento. È importante specificare che nel vino non si trova zolfo puro: la dicitura si riferisce esclusivamente all’assenza di aggiunte artificiali di anidride solforosa, una distinzione che spesso genera confusione.

Perché si usano nei vini

I solfiti svolgono due ruoli fondamentali: proteggono il vino dall’ossidazione e ne garantiscono la stabilità microbiologica. Come antiossidanti, prevengono l’imbrunimento e la perdita di aromi, mantenendo intatta la freschezza. Come conservanti, tengono sotto controllo batteri e lieviti indesiderati, scongiurando possibili alterazioni.

La SO₂ viene aggiunta in diverse fasi della vinificazione: durante la pigiatura per preservare il mosto, nei travasi per ridurre il contatto con l’ossigeno, e prima dell’imbottigliamento per assicurare stabilità durante il trasporto. Le quantità variano in base a diversi fattori tecnici, richiedendo un’attenta valutazione da parte dell’enologo.

Solfiti nel vino e normative UE

La normativa europea (Regolamento UE 606/2009) fissa limiti precisi: 150 mg/L per i vini rossi secchi, 200 mg/L per bianchi e rosati secchi, fino a 400 mg/L per i vini dolci. Per i vini biologici questi valori sono più bassi: circa 100 mg/L per i rossi e 150 mg/L per bianchi e rosati.

Quando la SO₂ totale supera 10 mg/L, l’etichetta deve obbligatoriamente riportare la dicitura “contiene solfiti”, sia che derivino da fermentazione naturale che da aggiunta. La legge non impone di specificare la quantità precisa, ma molti produttori scelgono volontariamente di fornire queste informazioni.

Tipologia di vino Limite massimo SO₂ totale (mg/L) Limite biologico (mg/L)
Rossi secchi 150 ~100
Bianchi/rosati secchi 200 ~150
Vini dolci e passiti 400 Variabile
Spumanti di qualità ~185 ~120

I vini che si fregiano della dicitura “senza solfiti aggiunti” devono rispettare un limite rigoroso di 10 mg/L di SO₂ totale all’imbottigliamento. Questa certificazione, ottenibile solo attraverso pratiche enologiche accuratissime e controlli analitici severi, rappresenta un’opzione interessante per chi è particolarmente attento a questi aspetti.

Solfiti nel vino: fanno male alla salute?

Molti si chiedono se i solfiti nel vino possano rappresentare un rischio per la salute. Le autorità europee stabiliscono limiti precisi basati su valutazioni tossicologiche, ma la sensibilità individuale può variare considerevolmente, soprattutto per le persone più vulnerabili.

Consulto medico su sensibilità ai solfiti

Chi è sensibile ai solfiti nel vino

Secondo l’EFSA, le quantità di anidride solforosa presenti nei vini sono generalmente sicure, con una dose massima giornaliera accettabile di 0,7 mg per kg di peso corporeo. Tuttavia, alcune categorie di persone devono prestare particolare attenzione:

  • Asmatici e allergici : chi soffre di asma potrebbe manifestare broncospasmi e difficoltà respiratorie poco dopo aver consumato vino con solfiti.
  • Soggetti con ipersensibilità dimostrata : orticaria, prurito o problemi digestivi possono verificarsi anche senza una diagnosi di asma. Per questo è fondamentale leggere con attenzione l’etichetta.
  • Consumatori abituali di cibi ricchi di solfiti : chi mangia spesso salumi, frutta secca o altri alimenti con conservanti dovrebbe calcolare la dose complessiva assunta durante la giornata.
  • Persone con carenze enzimatiche : chi ha una ridotta capacità di metabolizzare la SO₂ potrebbe essere più suscettibile ai suoi effetti sulla salute.

Il mal di testa dopo aver bere vino è spesso attribuito erroneamente ai solfiti aggiunti, quando invece dipende dall’alcol, dalle istamine o dalla disidratazione. Sebbene in rari casi la anidride solforosa possa causare cefalea, nella maggior parte delle persone il legame è debole.

Cosa fanno i solfiti al corpo

Nel nostro organismo, la maggior parte della SO₂ viene convertita in sostanze innocue ed eliminata naturalmente da un enzima chiamato solfito ossidasi. Tuttavia, in caso di carenze enzimatiche o elevato consumo di prodotti che contengono solfiti, questo processo potrebbe risultare meno efficace.

È interessante notare che il nostro corpo produce naturalmente piccole quantità di solfiti durante il metabolismo, ma un’eccessiva assunzione da vini e altri alimenti conservati può portare a una dose superiore a quella raccomandata dall’EFSA.

Solfiti nel vino: effetti collaterali

Nei soggetti predisposti, bere vini con alti livelli di SO₂ può provocare problemi respiratori come:

  • Sintomi respiratori : respiro affannoso, tosse secca e senso di oppressione al petto, soprattutto negli asmatici.
  • Reazioni cutanee : eritemi, prurito diffuso o orticaria, spesso associati a una risposta immunitaria anomala.
  • Disturbi digestivi e neurologici : nausea, mal di testa o crampi, sebbene questi sintomi abbiano un legame meno chiaro con i solfiti rispetto alle difficoltà respiratorie.

Sebbene rara, sono stati documentati casi di reazioni anafilattiche gravi. Chi ha avuto episodi del genere dovrebbe evitare completamente i prodotti con solfiti aggiunti e consultare un medico.

Per ridurre i rischi, è consigliabile preferire vini biologici con minore contenuto di solfiti, lasciare il vino ossigenare prima di berlo e assaggiare piccole quantità per verificare eventuali reazioni indesiderate.

Solfiti nel vino: gestione e conservazione

Per limitare i solfiti nel vino rosso o bianco, sia in produzione che dopo l’apertura della bottiglia, servono accorgimenti mirati. Questo è particolarmente importante per i vini naturali, dove la ridotta presenza di anidride solforosa richiede maggiore attenzione per proteggerli da ossidazione e alterazioni del gusto.

Sistema di conservazione con gas inerti per vini naturali

Vini naturali e solfiti ridotti

Nei vini naturali, il contenuto di solfiti è minimo: 30 mg/L per i rossi e 40 mg/L per i bianchi, valori ben al di sotto dei limiti europei. Questi vini nascono da uve biologiche e fermentazioni spontanee, senza correzioni chimiche, per esprimere al meglio il territorio e la vendemmia.

  • Approccio minimalista : l’aggiunta di SO₂ avviene solo se strettamente necessario, principalmente per garantire stabilità microbiologica prima dell’imbottigliamento.
  • Sensibilità all’ossidazione : la scarsa protezione rende questi vini più vulnerabili all’aria, con rischio di sviluppo di aromi ossidati se non conservati correttamente.
  • Cura in cantina : temperature controllate, massima igiene e tempistiche ridotte compensano la bassa quantità di solfiti, richiedendo grande attenzione durante la produzione.

I vini naturali, con il loro ridotto contenuto di solfiti, necessitano di protezione extra dopo l’apertura. Sistemi a gas inerti come argon e CO₂ creano una barriera protettiva che sostituisce l’ossigeno, preservando aromi e freschezza. Scopri come conservare i vini a basso contenuto di solfiti

Come preservare i vini dopo l’apertura

Per i vini con pochi solfiti, servono metodi di conservazione avanzati. Tecnologie come Wikeeps immettono una miscela di gas inerti sopra il vino, formando uno strato protettivo che rallenta l’ossidazione. Alternative come Coravin permettono di prelevare il vino senza rimuovere il tappo, sostituendo il liquido con gas per mantenere inalterata la bottiglia.

Quantità e fattori nei diversi vini

Nei vini rossi tradizionali i solfiti si attestano tra 50-75 mg/L, grazie alla protezione naturale dei tannini. I bianchi secchi richiedono circa 100 mg/L, mentre quelli dolci arrivano a 200-250 mg/L per evitare rifermentazioni. Nei passiti e vendemmie tardive si può superare i 400 mg/L.

Fattori come pH elevato, zuccheri residui o affinamento in legno aumentano il bisogno di anidride solforosa. Al contrario, tannini abbondanti, alta gradazione o spumantizzazione possono ridurre la quantità necessaria, mostrando come ogni vino abbia esigenze specifiche.